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Calabria, terra arida, martirizzata dai terremoti e dalle molteplici facce che nasconde in ogni angolo del suo territorio.

Solo colui che ha “fiuto” per ciò che offre il territorio e la natura calabrese, coglierà tesori custoditi segretamente dal tempo.

La penisola calabrese è infatti costituita da rocce cristalline di età prepaleozoica e che diedero origine ai massicci della Sila, delle Serre e dell’Aspromonte.

Queste rocce “arcaiche” si suddividono in graniti, gneiss e micascisti.

Il gruppo dei graniti è sviluppato soprattutto lungo il litorale Jonico costituendo la zona orientale della Sila e delle Serre.

Il gruppo degli gneiss affiora prevalentemente nella zona occidentale della Sila, nella catena litorale che va da Paola (CS) a Cosenza, lungo l’altopiano di Maida (CZ) e Chiaravalle (CZ) per finire poi, nel massiccio dell’Aspromonte con il gruppo dei micascisti, vere e proprie rocce tipicamente aspromontane, alterate sia nell’aspetto che nella struttura.

I terreni mesozoici o dell’era secondaria costituiscono un terzo della montagna meridionale e sono presenti con varie forme ed aspetti da Lagonegro (PZ) a Castrovillari (CS) e da Pazzano (RC) fino a scendere verso il mar Jonio.

I terreni di età terziaria o cenozoica, composti di rocce sedimentarie quali argille, arenarie, sabbie ecc., provengono dal sollevamento della terra in seguito ad violentissimo abbassamento e sprofondamento, si possono osservare oggi nel Reggino, nelle montagne di Mosorrofa, Terreti e Ortì, ricche di sedimenti conchigliferi, raggiungendo una quota che varia dai 700 ai 1200 m. s.l.m.

 

I FOSSILI

Datare le rocce non è cosa facile, sono numerosi gli studi effettuati grazie al rinvenimento dei resti fossili.

I terreni cristallini, per la loro natura e per il loro metamorfismo, alterandone le caratteristiche, si prestano ben poco alla conservazione dei fossili, quindi in Calabria, di queste rocce, non vi è presenza.

Testimonianze però, certificano che presso Stilo (RC), comune della costa jonica, fu ritrovato nel tardo 800, un fossile con caratteristiche di era primaria, forse un trilobite del genere Phacops, e che fu inviato alla scuola geologica di Napoli, del quale purtroppo, oggi non resta alcuna traccia…forse si sarà perso…???

Nei pressi di Brancaleone (RC) e in quasi tutto il circondato, da Bruzzano a Ferruzzano, si rinvengono resti di fauna risalenti al Cenomaniano nel Cretaceo superiore (circa 100 milioni di anni fa), essi sono Ammoniti, Lophe, Exogyre ecc., simili a quelli che si rinvengono in alcuni terreni dell’Africa settentrionale.

I fossili di età terziaria, sono invece quelli più abbondanti e li troviamo nella provincia di Vibo Valentia sul litorale tirrenico a Capo Vaticano, Briatico, Tropea, Cessaniti e nella provincia di Reggio Calabria a Mammola, sul versante jonico, tra sabbie bianche calcaree del Miocene e con frequentissimi ritrovamenti di Clypeaster, giganteschi ricci di mare che oggi prosperano nei mari caldi e sono confinati nel Mar Rosso, nell’Oceano Indiano e nel mar dei Carabi.

Le forme fossili del Pliocene sono facilmente rinvenibili lungo la costa calabrese, esse sono abbondanti faune quali: Poriferi, Celenterati, Crostacei e Molluschi.

La terra attraversò quattro o cinque fasi glaciali, con intervalli di clima più caldo, che per tali motivi, in Calabria, queste forme fossili che interessano molti studiosi di tutto il mondo, raggiungono una notevole estensione di rinvenimento, fenomeno chiamato Calabriano.

Ma andiamo oltre, fino ad arrivare nella zona compresa tra Scalea (CS) e Santa Eufemia (RC) nella Piana di Gioia Tauro (RC), con la presenza di fossili provenienti da clima caldo (il tirreniano), presente inoltre a Reggio nei pressi delle località di Gallina, Ravagnese, Bovetto, Motta San Giovanni e Fossato, con una serie di strati che non ha riscontro in altre zone dell’Italia, infatti vi sono enormi quantità dalle varie forme, eppure risalgono a ben 50 mila anni fa.

E ancora altri rinvenimenti, denti, vertebre di squali, scheletri di cetacei, zanne, dentature di cervidi, ossa, che attestano un passato storico e rigoglioso per la Calabria.

 

I MINERALI

Le montagne della Calabria sono formate da rocce cristalline di età risalente ad almeno 1000 milioni di anni fa, con presenza di minerali di vario genere, lo dimostrano le numerose cave e miniere censite qualche anno fa su tutto il territorio calabrese.

La montagna calabrese è stata ricca di salgemma, di carbon fossile e uranio (nelle zone consentine), zolfo (nella zona catanzarese) e ferro (nel reggino).

Oggi molte di queste miniere e cave sono disattivate, non per esaurimento dei giacimenti ma per i crescenti costi di estrazione, sarebbe però interessante, creare percorsi didattici ed escursionistici incentivando anche settore turistico.

Di seguito, sono riportate alcune delle località, nelle quali si rinvengono diverse specie di minerali:

 

Provincia di Cosenza

Acquaformosa: rame, utilizzato dagli antichi Bruzi e mercurio.

Acri e Luzzi: miniere di quarzo, mica e feldspati.

Rossano: salgemma in minutissimi cristalli.

Laino Borgo: lignite.

Mormanno: vecchie miniere di manganese lungo il Vallone Meliscio.

Paola: tracce di oro e nichel.

Saracena: minerali di bario e di fluoro.

 

Provincia di Catanzaro

Catanzaro: baritina.

Gimigliano: giacimento di pirite.

Strongoli: estrazione dello zolfo e della calcite.

Tiriolo: fassaite, calcopirite, blenda, mesofite, clinocloro.

 

Provincia di Reggio Calabria

Agnana: lignite e baritina.

Ardore e Gerace: scisti bituminosi.

Bagaladi: argento, calcopirite, molibdeno, ferro.

Canolo: zinco, grafie, pirite, arsenopirite quasi pura.

Caulonia: filoni di molibdenite e pirite arsenicate.

Rosalì: galena argentifera.

Trunca: azzurrite, pirite e argento

 

Provincia di Vibo Valentia

Tropea e Parghelia: cave di feldspato e quarzo.

Serra San Bruno: cave di steatite con caolino.

Briatico: lignite semipicea.

 

 

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Ultimo aggiornamento:  07-01-08                                Copyright 2003-2008                         Per info contattare il  Webmaster