La Terra è composta da materiali soggetti a continuo movimento (dinamica della terra) e i cui elementi presenti nel sottosuolo (le rocce per citarne qualcuno…) sono sottoposti a fenomeni continui e diversificati, costituendo il famoso “ciclo vitale della Terra”. Quando i cicli raggiungono un loro determinato equilibrio nell’interno della litosfera, si verificano in maniera molto schematica i fenomeni detti: tettonici, sismici e vulcanici, generando a loro volta, la variazione dell’equilibrio interno. Ma iniziamo a vedere più da vicino quali sono questi fenomeni e quali sono i loro effetti. I movimenti sismici, chiamati anche “terremoti”, sono scosse della crosta terrestre caratterizzate da forte intensità e di breve durata, a volte purtroppo altamente distruttive. Lo studio dei terremoti, della loro localizzazione, distribuzione sul pianeta, frequenza e condizioni in cui si verificano, si chiama sismologia. I terremoti sono generati da improvviso movimento di masse, più precisamente in zone ad alta instabilità tettonica. I movimenti interni, originati dalle conseguenze tettoniche provocano vibrazioni che diffondendosi all’interno della terra, danno luogo alle onde sismiche. E’ detto ipocentro, il punto sotto la superficie terrestre dove si verifica l’instabilità tettonica. E’ detto epicentro, il punto della superficie terrestre dove si verificano le vibrazioni. Quando l’epicentro di un sisma si trova al di sotto della superficie del mare, si può a sua volta, generare un’onda dalle caratteristiche distruttive, in grado di percorrere molte miglia per poi abbattersi sulla costa e che viene chiamata dai giapponesi “Tsunami” (da ricordare l’evento nello Sri Lanka di alcuni anni addietro). La vibrazione prodotta nell’ipocentro produce due tipi di onde, le primarie o longitudinali (onde P) e le secondarie o trasversali (onde S), il cui movimento è perpendicolare alla direzione di propagazione. Raggiungendo a loro volta la superficie terrestre, si generano altri tipi di onde: le superficiali (onde L) che spesso restano impresse sul terreno in forma di ondulazioni o pieghe del suolo. Le caratteristiche delle onde sismiche e del loro propagarsi sono studiate attraverso apparecchiature sofisticate che registrano in tempo reale, le vibrazioni sismiche, denominate Sismografi. Il principale elemento per un sismografo è il pendolo, le cui oscillazioni, tanto lentamente quanto maggiori, determinano per effetto dell’inerzia, l’arrivo di un terremoto. Il movimento sismico viene registrato su appositi nastri di carta scorrevole con una punta di inchiostro o con un fascio luminoso che imprime su di una pellicola fotografica i sismogrammi. Se il suolo non trema il sismografo disegna una linea retta: appena si verifica una scossa, invece, la linea diventa ondulata, fornendo il sismogramma che ha sempre quattro fasi corrispondenti alla registrazione di quattro serie di onde: Fase 1: onde primarie P che si trasmettono in linea retta nell’interno della terra a una velocità media di circa 6 Km/s; Fase 2: onde secondarie S che seguono lo stesso cammino ma in minor velocità; Fase 3: onde superficiali L che si propagano sulla superficie terrestre ad una velocità che varia dai 4 ai 5 Km/s; Fase 4: repliche, dette anche onde postume, di debole ampiezza; Le onde P possono riflettersi due o tre volte nella superficie della crosta (chiamate anche onde PP e PPP), prima di arrivare alla stazione di rilevamento sismologica e lo stesso avviene con le onde S (chiamate anche onde SS e SSS). Conoscendo il tempo di arrivo delle diverse onde nel sismogramma e la loro velocità di propagazione, è possibile calcolare, attraverso alcune semplici formule, la distanza dell’ipocentro e localizzare la posizione del fuoco sismico (punto in cui si produce il movimento nel sottosuolo). Lo studio dei terremoti e della loro distribuzione geografica, che ha reso possibile stabilire la struttura interna della terra ed il loro rapporto con i movimenti, si è rivelato uno dei punti più fondamentali per lo sviluppo della teoria della Tettonica a placche. Si è rilevato che la distribuzione degli ipocentri in prossimità degli archi insulari e delle fosse oceaniche segue un piano inclinato (Piano di Benjoff) e sono sempre più profondi allontanandosi dalla fossa verso il continente. L’attività sismica è particolarmente intensa nei primi 700 – 100 Km di profondità (terremoti superficiali) e va gradualmente diminuendo fino ai 100 Km dove, sia pure con frequenza molto bassa, è presente una certa attività sismica. |